Baires andata & ritorno

Ho ricevuto una lettera da una lettrice di Baires.
La pubblico, col suo consenso
Rap
lettera

Carissima Chiara,

ho appena finito di leggere ‘Baires’ e poiché alla presentazione da Feltrinelli dicemmo che ne avremmo riparlato, eccomi qui a mantenere con piacere la parola.

La serata estiva alla Casa Internazionale delle Donne coi suoi ‘amori sfigati’ era stata in precedenza per me l’occasione di conoscerla, accennando per quel che potevo ad un mio amore da cui una pausa di riflessione, definitiva, mi ha pressoché salvata!

Ho pensato leggendola che la sua appassionata e appassionante, lucida e catartica bella storia è come un ‘romanzo di formazione’, perché non è solo l’adolescenza una fase di mutamento, crescita, apprendistato, ma ormai quella rivoluzione delle Donne corre sottile e ininterrotta ponendoci di fronte a sempre nuove realtà con cui fare i conti e da cui…risorgere.

Non ci sono più canoni e ruoli predefiniti, ormai, per noi ragazze degli anni ’50, ma di volta in volta tocca reinventarli e dar loro forma.

Dunque il viaggio doloroso ma vivificante a Buenos Aires e dintorni è per metà fisico e per metà interiore, a tratti crudamente realistico e a tratti magicamente onirico, con un continuo intersecarsi fra i due piani: quell’afa insopportabile, gli ambienti inospitali, le lande desolate, i personaggi sfuggenti sono il controcanto del senso di impotenza, d’abbandono, di disperazione dell’anima di Frida (e sua…) che cerca di risanarsi dopo uno scompenso affettivo che madre e figlio elaborano in un profondo bisogno di rigenerazione.

Ne è simbolo efficace quell’uovo di tortora che si tradurrà, dopo il parallelo ma diversissimo viaggio di entrambi, nella paternità per Giovanni e nella riedizione femminile di Frida che saprà ridisegnarsi, e non solo sullo schermo, un nuovo sentiero luminoso attraverso le sue personali doti: quelle della creatività – sfilate di moda come un set cinematografico, con attrici giovani modelle riflesso di un sé visionario e lancinante, vestite del filato di magici cartoncini-totem di un’infanzia indimenticata- e quelle delle qualità di umanità, disponibilità e femminilità nell’adombrare la possibilità di rinnamorarsi o, più semplicemente, di godere ancora di un uomo accanto e sopra tutto di un futuro che si preannuncia comunque di una Frida capace di Vita Nova e Decisioni Proprie.

Quei punti d’arrivo però hanno richiesto una vera discesa agli Inferi con tanto di incontro tra Frida e la Fatale Ombra che solo la potenza magica (un Inno all’Irrazionale che ci abita?) evocata da Dionisia Maria (un riferimento alle orge dionisiache?) può ritualmente, con la vittoria delle resistenze più profonde e connaturate, restituire alle rispettive patrie, di qua e di là dai confini dell’Essere.

E’ stata brava davvero Chiara, sa? a scrivere un bel romanzo ricco della linfa della sua variegata biografia, ma insieme ad aver saputo esorcizzare una Presenza-Assenza tanto forte e ingombrante, a prendersi e portarsi via da sé e da lui in un triplice viaggio, quello della Scrittura, quello a Baires, quello dell’Anima, e di esserne uscita Romanziera, Avventuriera, Donna Indipendente e…pure Nonna e ancora altro.
Non disturba, vero? se trascrivo le parole di Alessandro Haber , intervistato sul Fatto del 2/4 p.21 in riferimento a M. M. ‘…una delle persone più belle mai conosciute, oltre ai ruoli, mi ha insegnato e regalato tanto.’
Io l’ho ascoltato con piacere in Radio per l’ultima volta il giorno di Ferragosto del 2010, mi ha riempito il cuore che anche a me fa talvolta male; poi qualche mese più tardi la notizia, ho pensato al suo coraggio, a lui così grande e unico, sempre.
Non sapevo chi fosse al suo fianco, poi pian piano ho ricostruito incontrandola.
Certo solo tra persone speciali ci si può scegliere e amare, ma questo, per quanto mi riguarda, non mi fa stare troppo bene.
Il suo Romanzo contiene anche molto altro, un andirivieni frequente di luoghi -i ‘due mondi’ con tutti i loro chiaroscuri, la dimensione della povertà e i tanti modi di abitarla-, di tempi -le varie fasi della vita, le persone che non ci sono più e quelle presenti e vive, il futuro che, come un faro, a chi sa guardarlo indica il cammino ancora da compiere-, e poi i cibi, i sapori, gli odori,i contatti, gli stati d’animo, le descrizioni bellissime.
C’è da chiedersi, ma forse anche per lei non sarà facile darsi ora una risposta, se sentirà il bisogno di scrivere un altro Romanzo, se cioè la sua ispirazione è legata al bisogno di pacificarsi con un Nuovo Presente e questo obiettivo è stato raggiunto, o se invece è affiorata una nuova sorgiva nella sua vita che non si esaurirà tanto presto. Si vedrà.

Per ora, grazie Chiara, della sua vivacità espressiva, della schiettezza, sincerità e del coraggio che l’ha guidata fin qui e di cui anche io le sono riconoscente perché le emozioni,le ansie e la capacità di vivere la vita e affrontarne i molteplici aspetti lei le ha sapute trasmettere tutte, con il suo stile.

Beh, non vorrei trasformare questo mio scritto in una conversazione a senso unico, quindi mi fermo qui.

Un grazie di cuore e ad una prossima volta

Alessandra